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Santi del 1 Novembre

Il mio Santo > I Santi di Novembre

*Beato Amadeo di Portogallo (1 novembre)

1420 - Milano, 1482  
Il Beato Amadeo nacque da una nobile famiglia portoghese, nel 1420.
A ventidue anni si ritirò nel monastero di Guadalupa, in Spagna, celebre per una miracolosa apparizione della Madonna, ma non vi si fermò con l'intenzione di condurre vita tranquilla. Al contrario, egli sognava imprese eroiche e pericolose.
Si recò a Granada, centro arabo, per convertire gli infedeli o morir Martire. Venne soltanto battuto con le verghe e rimandato nel monastero.
Allora pensò di sbarcare in Africa. Una tempesta lo respinse sulle coste del Portogallo.
Cambiò Ordine ed entrò nei Francescani, per poter andare missionario in qualche parte selvaggia del mondo.
Fu invece inviato ad Assisi, culla del Francescanesimo e città serenamente mistica. Capì allora che il Signore lo chiamava ad altra vita da quella sognata da lui ed accettò i disegni della Provvidenza con quella serenità di cui soltanto i Santi sono capaci; i San-ti che non si rassegnano, ma che obbediscono.
Per obbedienza, fu a Perugia, a Brescia, a Milano. A trentanove anni celebrò, per obbedienza, la sua prima Messa.
Per obbedienza si recò a Roma, dove il Papa Sisto IV, anch'egli francescano, gli affidò il convento di San Pietro in Montorio e lo nominò suo direttore spirituale. ù
Partito per convertire i Mori, col desiderio del martirio, Amadeo di Portogallo finì dunque come direttore spirituale del Papa. Sembrava un'ironia, ed era semplicemente una lezione.
Non morì però a Roma, ma a Milano, dove si era recato nel 1482 per visitare i conventi a lui sottoposti.
Lasciò un libro sull'Apocalisse, che non gli diede però nessuna fama, mentre la fama della sua santità perdura nei secoli.
Il convento di Santa Maria delle Grazie a Ponticelli in Sabina (Rieti) è definito la perla della Sabina per il suo patrimonio artistico, religioso, storico, libraio ed ambientale.
Fu eretto nel 1478 per grazia ricevuta dal duca di Gravina e conte di Nerola Raimondo Orsini. Il luogo scelto per la costruzione fu Ponticelli in Sabina dove il Beato Amadeo da Silva e Menezes era solito rifugiarsi in un romitorio. Il religioso portoghese aveva ritrovato un’immagine mariana proveniente dalla cappella del castello di Nerola, che era stata tolta ed abbandonata a causa di
lavori nei sistemi difensivi del castello stesso. Fu l’immagine ad ascoltare la voce del Beato per la guarigione del figlio degli Orsini. Gli Orsini fecero così voto di edificare un santuario per ricevere l’immagine e di affidare al Beato la diffusione del culto mariano. L’immagine di fattura anonima e di origine quattrocentesca fu chiamata Santa Maria delle Grazie.
Secondo un’altra fonte invece nel 1478 la duchessa Giustiniana Orsini, moglie di Raimondo Orsini, duca di Gravina e viceré di Napoli, dalla sua residenza si trasferì a Scandriglia dove il figlio primogenito si ammalò gravemente. Invocata l’intercessione della Madonna delle Grazie, immagine conservata presso la cappella signorile del palazzo baronale di Nerola, con la promessa di erigere un santuario dedicatole il fanciullo guarì. La duchessa però dimenticò il voto fatto e il figlio cadde ammalato un’altra volta. Nuovamente guarito i genitori, chiesta l’autorizzazione al papa Sisto IV, affidarono la fondazione del santuario al Beato portoghese. L’edificio religioso fu completato nel 1480 e vi fu trasferita l’immagine miracolosa della Madonna delle Grazie.
Nel 1566 Pio V soppresse la congregazione degli Amadeiti ed il convento, su istanza del cardinale Flavio Orsini, fu affidato ai frati minori riformati dell’Osservanza. Secondo quest’ultima fonte il Beato si chiamava João da Silva e Menezes, e prese il nome di Amadeo quando vestì l’abito francescano.
Il convento annesso alla chiesa di Ponticelli in Sabina fu santificato da San Carlo da Sezze, dal Beato Bonaventura da Barcellona, da San Leonardo da Porto Maurizio (nel 1697), dal venerabile Giovanni Battista da Borgogna ed onorato da frate Angelo Savini da Ponticelli.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie ha tre cappelle. In una di esse c’è un dipinto di Pietro da Copenaghen raffigurante proprio San Leonardo da Porto Maurizio.
Il nome Amadeo deriva dal latino Amadèus e significa "che ama Dio". L’onomastico si festeggia il 1º novembre in ricordo del Beato francescano Amadeo da Silva e Menezes. Il Beato morì nel 1482, fondò anche il convento di Oreno presso Vimercate e fu confessore di Papa Sisto IV.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Amadeo di Portogallo, pregate per noi.

*Sant'Araldo (Aroldo) VI Denteazzurro - Re di Danimarca, Martire (1 novembre)
+ 1° novembre 980
Il sovrano danese Harald VI Blaatant, cioè “Denteazzurro”, era asceso al trono nel 931 o più verosimilmente nel 950, succedendo a suo padre Gorm. Sconfitto da Ottone il Grande, fra il 948 ed il 960 si adoperò per la diffusione del cristianesimo nel suo regno, ma il suo fervore di neofita attirò a lui l’atroce ostilità di tutti i fedeli delle vecchie tradizioni pagane indigene, capeggiati da suo figlio Swein, detto “Barbaforcuta”.
Questi, come attesta la testimonianza di Adamo da Brema, citato dal Cardinal Baronio, giudicando il padre ormai vecchio ed inadatto al comando approfittò della prima rivolta di coloro che si erano
forzatamente convertiti per essere acclamato re. Dichiararono allora guerra al vecchio re Araldo, ma l’esercito dei suoi fedeli non riuscì a sconfiggere gli avversari ed egli stesso fu ferito mortalmente.
Correva l’anno 980, come ci conferma l’epitaffio posto sul sepolcro del sovrano: “Post Natale Dei, dum scripsimus, octuaginta nongentos meruit scandere celsa poli”. Altre fonti pongono invece la morte di Araldo verso il 986.
Trovata sepoltura in una chiesa da lui fatta edificare in onore della Santissima Trinità, fu da alcuni considerato martire in quanto vittima di una battaglia combattuta in difesa della fede.
É certo il titolo di Santo attribuitogli dal Baronio, anche se non è ancora stata attestata l’antichità del suo culto.
Giovanni Adolfo Cupreo negli Annales Episcoporum Sleviciensium afferma che gli antichi Danesi fossero soliti commemorare il Santo re al 1° novembre, anniversario del suo martirio, nonché il proliferare di miracoli presso la sua tomba, quali in particolare numerose guarigioni di ciechi.
Va però ricordato che il Cupreo scriveva nel 1634 e lontano dalla patria, quindi senza poter compiere un’accurata indagine sul culto di Aroldo. Infine i Bollandisti, nel commemorarlo al 1° novembre, si astengono però dall’attribuirgli i titoli di santo e martire.
Resta però un dato di fatto che il cristianesimo in Danimarca abbia trionfato proprio sotto il regno di questo sovrano che si prodigò nell’edificazione di chiese ed incrementò le predicazioni nel nord dell’Europa.
Egli stesso fu conscio di potersi considerare il cristianizzatore del suo popolo, come fece incidere sulla celebre pietra di Jelling sulla tomba dei suoi avi.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Araldo VI Denteazzurro, pregate per noi.

*Sant'Audomaro di Therouanne - Vescovo (1 novembre)

Martirologio Romano: Nel territorio di Thérouanne nell’odierna Francia, Sant’Audomaro, che fu discepolo di Sant’Eustasio abate di Luxeuil e, nominato vescovo di Thérouanne, rinnovò la fede cristiana di questa regione. Nato a Guldindal presso Constance, o a Orval, nella diocesi di Coutances, alla morte della madre, Audomaro, insieme col padre Friulfo, entrò nel monastero di Luxeuil in Borgogna, retto dall'abate Eustasio (m. 629), e vi rimase molti anni.
Non si conosce il tempo della sua nomina alla sede di Thérouanne, che qualcuno attribuisce al re
Dagoberto (629-39), ma è certo che, come risulta dalla Vita Columbani (BHL, I, p. 286, n. 1898), essa era già avvenuta nel 642.
Nonostante fosse stato preceduto dai vescovi Antimondo e Atalberto e da san Vittricio, quando Audomaro raggiunse la sua diocesi, constatò che il popolo era tornato quasi completamente pagano.
Nelle sue fatiche apostoliche ebbe l'aiuto di tre missionari di eccezionale valore: san Mommoleno, il futuro vescovo di Noyon-Tournai, San Ebertrammo e san Bertino, ai quali affidò la fondazione del monastero di Sithiu sull'Aa, chiamato poi San Bertino.
Nel 663 Audomaro era diventato cieco, ma la sua firma appare in atti del 664 e 667.
Morì probabilmente verso il 670. Il suo culto si diffuse rapidamente ed è attestato già nel sec. VIII.
Divenne patrono di Pont-Audemer in Normandia, di Saint-Omer e di Lilliers, la cui cattedrale in stile romanico è a lui dedicata.
Si raccontano vari suoi miracoli compiuti in vita, come il salvataggio di un naufrago, ed apparizioni dopo la morte.
La sua festa si celebra generalmente il 9 settembre, ma in alcune località il 1° novembre, giorno della morte. Audomaro è invocato contro le malattie degli occhi.
(Autore: Henri Platelle - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Audomaro di Therouanne, pregate per noi.

*Sant’Austremonio - Vescovo (1 novembre)
III-IV secolo
Martirologio Romano:
A Clermont-Ferrand in Aquitania, nell’odierna Francia, Sant’Austremonio, vescovo, che si dice abbia predicato in questa città la parola di salvezza.
Unica cosa certa circa Sant’Austremonio è che fu missionario cristiano nella regione francese dell’Alvernia ed è venerato quale apostolo e primo vescovo di Clermont.

Incertezza regna invece sulla collocazione temporale della sua vita, probabilmente verso il IV secolo, anche se San Gregorio di Tours lo cita tra i sette vescovi che da Roma furono inviati in Gallia a meta del III secolo.
La leggendaria vita di Sant’Austremonio fu messa per iscritto a partire dal VI secolo, dopo che un diacono ebbe una visione sulla possibile collocazione della tomba del Santo vescovo, situata presso Issoire, dando così origine al suo culto.
Secondo queste fantasiose narrazioni Austremonio era addirittura uno dei settantadue discepoli inviati da Gesù e morì decapitato da un rabbino ebreo, il cui figlio era stato convertito proprio dal vescovo.
In base a ciò nel Clermont il Santo fu venerato come martire, ma esclusa però la fondatezza di queste notizie, il Martyrologium Romanum non lo considera più tale.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant’Austremonio, pregate per noi.

*San Benigno di Digione - Sacerdote e Martire (1 novembre)

Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Digione nella Gallia lugdunense, ora in Francia, San Benigno, venerato come sacerdote e martire.
Nel giorno della festa solenne di Tutti i Santi, sceglieremo un personaggio il cui nome è un attributo adatto a tutti i Santi, Perché "benigno", prima che nome proprio, è aggettivo che equivale a "buono", "benevolente "e" benefico".
Il Santo di oggi, Benigno, è assai celebre in Francia, per quanto la sua devozione abbia avuto una curiosa origine. É stato un altro Santo, Gregorio, Vescovo di Tours e celebre storico francese, a narrarci come sia nato il culto di San Benigno.
Egli ricorda infatti come a Digione, nel tempo in cui era Vescovo suo nonno, anch'egli di nome Gregorio, esistesse un bellissimo sarcofago romano.
Vescovo e clero erano persuasi che in quel sarcofago fosse sepolto un ricco pagano, ma della stessa opinione non erano i campagnoli, i quali, giungendo a Digione, non mancavano di pregare su quel monumento romano.
Succedeva anche che, spesso, ottenessero quanto avevano desiderato, e perciò ne ringraziavano l'ignoto personaggio, certamente Santo; senza nome, ma sicuramente "benigno", cioè accondiscendente e benefico.
Il Vescovo vedeva in tale devozione un pericoloso ritorno a pratiche superstiziose. Vietò il culto, vietò di chiamare lo sconosciuto col nome di Benigno; si mise insomma in contrasto con il suo popolo.
Un giorno, però, anche la volontà del Vescovo cominciò a vacillare. Un giovane degno di fede gli riferì questo fatto: un contadino, nonostante il divieto, aveva acceso una candela al sarcofago di marmo. Il giovane era andato per toglierla, ma un grosso serpente glielo aveva impedito.
L'intransigenza del Vescovo subì poi il colpo di grazia quando venne a sapere, da pellegrini italiani, che esistevano vari Martiri di nome Benigno. Da un giorno all'altro, il misterioso sarcofago divenne così oggetto di intensa devozione, e la fama di San Benigno si diffuse per tutta la Francia, anche in virtù di una "passione" leggendaria del Santo, detto addirittura uno degli evangelizzatori della Borgogna.
Molti paesi francesi presero il suo nome, e con il suo nome venne chiamata, a Digione, la chiesa sorta sull'antico sarcofago romano.
Tutto ciò non vuol dire, però, che la devozione di San Benigno sia completamente sospesa nella leggenda. I pellegrini italiani avevano ragione, quando accertavano l'esistenza di Santi con quel nome.
C'è infatti un San Benigno di Todi, in Umbria, martire sotto Diocleziano, festeggiato il 13 febbraio; c'è un San Benigno Vescovo e Martire, citato dal Papa Pelagio; c'è un San Benigno Vescovo della chiesa milanese vissuto nel V secolo e festeggiato il 20 novembre. Altri Santi e Beati con questo nome si ebbero nei secoli successivi, ma resta il fatto che il San Benigno circondato dalla maggiore devozione è proprio quello di Digione, il cui nome, più che indicare un personaggio storico, ricorda l'attributo comune a tutti i Santi, sempre benigni, perché buoni e soccorrevoli.
(Fonte: Archivio della Parrocchia)
Giaculatoria - San Benigno di Digione, pregate per noi.   

*San Cadfano - Abate in Inghilterra (1 novembre)
VI sec.

San Cadfan è stato un abate britannico.
Sembra sia nato nel Galles verso la fine del V secolo. Era figlio di Enea Ledewig, nobile britannico, e di Gwen Teirbron, figlia di Budic II, re di Britannia.
Alcuni studiosi indicano il 530 come anno della sua nascita, mentre altri studiosi riferiscono della sua fondazione nel 516 di un monastero nella Bardsey Island, nel nord del Galles, del quale sarebbe stato abate fino al 542.
É evidente che quest’ultime ipotesi non permetterebbero di fissarne la data di nascita nel VI secolo.
Su San Cadfan non sappiamo altro.
Alcuni indicano la data della sua morte intorno al 590, ma anche questa data contrasterrebbe con la sua eventuale nascita nel V secolo.
È patrono di Llangadfan e di Powys nel nord, dove si ritiene abbia fondato una chiesa. La sua festa ricorre nel giorno 1 novembre.

(Autore: Mauro Bonato)
Giaculatoria - San Cadfano, pregate per noi.
  

*San Cesario di Terracina - Martire (1 novembre)
Nel giorno in cui la Chiesa commemora Tutti i Santi, ecco la vicenda di Cesario, legata al romano colle Palatino.
Quando la sede dell'Impero venne trasferita da Roma, il Palatino, prima abitato dall'imperatore e dalla sua famiglia, restò vacante.
Col tempo il luogo divenne un importante centro religioso cristiano.
Vi furono costruite almeno due chiese: una di esse anziché essere dedicata a un martire romano, fu intitolata a Cesario, martire a Terracina, il quale godeva nei secoli del Basso Impero e del primo Medioevo di una certa celebrità.
La scelta forse si deve al nome: Cesario, infatti, deriva da Cesare, e Cesare era l'appellativo degli Imperatori romani.
Il Palatino ospitava il palazzo dei Cesari, e nella tradizione pagana, i Cesari venivano deificati, diventando oggetto di pubblico culto.
Ma il cristianesimo rivoluzionò tutto: Cesario, non Cesare; Santo cristiano, non imperatore divinizzato, ma testimone di Cristo; non uomo diventato idolo, ma martire per la sua fede. (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Terracina sulla costa del Lazio, San Cesario, martire.
Cesario nasce nell’Africa settentrionale, precisamente in Cartagine, verso l’84 d.C. Figlio di un mercenario e di una nobildonna, appartenenti alla “Gens Julia”, la cui famiglia si è stanziata nella zona durante la spartizione dell’Africa nel regno di Cesare.
Quindi, per ringraziare l’imperatore Cesare, per la fissa dimora “nell’Africa Bianca”, mettono al nascituro il nome Cesario, che significa “comandante”, “leader”.
Il bimbo, essendo figlio unico, ha diritto ad una vistosa eredità.
I suoi antenati si convertono al cristianesimo per la fervente predicazione degli apostoli di Gesù nella zona.
Cesario vuole diventare un “tutt’uno con Gesù” prendendo il voto del diaconato.
Sorretto da questa fede, rinunzia alla sua eredità, saluta i suoi genitori e la sua famiglia e parte con i suoi compagni per la volta di Roma.
La nave tuttavia naufraga sulle coste di Terracina, una piccola città di Terra Pontina, per la presenza minacciosa di temporali e fulmini.
Tutti si mettono in cammino lungo la via Appia per raggiungere velocemente Roma, ma Cesario, incuriosito dal divario tra ricchi e poveri, rimane a Terracina.
Vede che i malati gli oppressi e i moribondi sono lasciati ai margini della città, mentre all’interno la nobiltà gode dell’lusso più sfrenato.
Decide di curare i malati perché nel loro viso vede il ritratto di Dio, insieme ad un prete di nome Giuliano che poi diventerà suo maestro e suo più grande amico e con lui comincia a formare le prime
comunità cristiane terracinesi.
Cesario, da buon cristiano, dà sepoltura alle vergini Domitilla, Teodora ed Eufrosina, che sono state bruciate nella loro casa vittime incontaminate del loro amore per Cristo.
Quell’anno Traiano è imperatore romano, Leonzio consolare di Fondi e Lussurio è il primo cittadino di Terracina.
Il primo gennaio il giovane più bello di tutta la città viene sacrificato in onore di Apollo.
L’anno precedente è stato scelto un giovane di nome Luciano, che per l’intero anno è stato esaudito in tutti i suoi desideri, a spese dei devoti di Apollo del popolo, solo a condizione però che il primo giorno dell’anno successivo doveva lanciarsi dal monte “Pisco Montano” con un cavallo, ricoperto d’oro, marchiato con una lancia arroventata dal fuoco: quest’ultimo dal grandissimo dolore si precipitava dalla rupe facendo schiantare anche il ragazzo che veniva legato con lui.
Cesario vede ,al passaggio della processione, che parte dal centro antico della città e si conclude con una solenne celebrazione sulla rupe, il giovane Luciano portato a spalle su un trono, seguito dalle autorità e dai presenti.
Decide di seguire la processione e chiede alla folla cosa sta succedendo e le persone gli raccontano la tradizione impartita dagli antenati il primo giorno di ogni anno.
Cesario e Giuliano corrono incessantemente, per arrivare prima al tempio ma Cesario riesce a bloccare in tempo il sacrificio, fa un discorso che cambierà per sempre la mentalità dei terracinesi: “Sventura ai principi e alla repubblica che si rallegrano delle sofferenze e si pascono di sangue; la vita è sacra ed è una sala non si può togliere né nel nome di un Dio, né dell’amore, dei soldi, della felicità, della giustizia: amiamo un Dio che ha un cuore di carne e non di marmo come la vostra statua di Apollo, il mio Dio invece ha orecchie per poter sentire il suo popolo che cerca protezione e libertà eterna”.
Cesario all’istante viene bloccato dalle guardie di Terracina e sotto i suoi occhi il giovane si precipita dal monte, muore e il suo corpo viene lasciato in adorazione per un giorno intero, bruciato il giorno successivo e le sue “ceneri” vengono deposte in un’urna nel tempio di Apollo.
Cesario per ordine del pontefice Firminio, incaricato al sacrificio umano, viene incarcerato e portato in una prigione inumana, gelida dove viene introdotto insieme a Giuliano in una grande cella dove ci sono malviventi e balordi che lo picchiano per il suo marchio di “Cristiano”.
Anche lì Cesario in quei malviventi vede Cristo, ma è celato, quindi egli decide di parlare della figura di Cristo nel mondo e del suo messaggio di salvezza: loro all’istante si convertono e chiedono il battesimo.
Trascorso un mese, il console Leonzio vuole convertire Cesario al paganesimo, facendolo condurre nel tempio di Apollo dove tutte le autorità insieme al popolo aspettano con ansia il momento di abnegazione del suo dio.
Cesario si genuflette, mormora una preghiera e all’istante il tempio crolla, sotto il quale muore Firminio, alcune guardie e le ancelle.
A seguito di ciò, il console, d’accordo con Lussurio, per vendicarsi della morte di Firminio decide di far camminare Cesario nudo e carico di catene per le vie di Terracina.
Leonzio, pentito, si converte al cristianesimo, chiede il battesimo da Cesario e i sacramenti dal presbitero Giuliano e la stessa notte muore.
Prende posto il sindaco Lussurio che fa torturare per 13 giorni Cesario con ogni tipo di supplizio.
Poi condanna Cesario e Giuliano alla pena dei “parricidi”: ai condannati vengono legati le mani ed i piedi, introdotti in un sacco appesantito da pietre, sono lanciati dal monte nel mare, così i due muoiono per soffocamento.
Però Cesario, prima di morire predisse, a Lussurio che il giorno successivo sarebbe stato morso da un serpente.
Allora il timoroso Lussurio, si fa scortare dalle guardie ma mentre ritorna in una delle sue ville da sua moglie, da un albero si lancia una vipera che con un morso alla gola gli penetra fino al cuore iniettando il veleno nel suo corpo.
Il carnefice chiede perdono al martire e muore.
Il cielo si apre, le nuvole si vaporizzano, la notte si cela, spunta l’arcobaleno brilla il sole, gli angeli coronano il santo e Dio riceve Cesario in gloria “suo servo e martire per la sua fede”.
(Autore: Mario Bove – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Cesario di Terracina, pregate per noi.

*Beato Corradino da Brescia - Domenicano (1 novembre)
Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Corradino da brescia, pregate per noi.

*San Dingad ab Brychan - Re di Selcovia (1 novembre)
VI-VII secolo
Due Santi gallesi del sec. VI o VII portano questo nome ma è difficile distinguerli l’uno dall’altro.
Dingad ab Brychan sembra essere il patrono di Llandovery, nella contea di Carmarthen, e il padre o il fratello di Pasgen e Cyblider.
La sua festa sembra si celebrasse il 1° novembre.  
(Autore: Leonard Boyle – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Dingad ab Brychan, pregate per noi.

*Beato Ferdinando Vieto de Valera - Mercedario (1 novembre)

Missionario del convento mercedario di Santa Maria in Panama, il Beato Ferdinando Nieto de Valera, si prodigò con tutte le sue forze per portare la parola di Cristo.
Legato al collo con una fune dagli eretici, e sospeso ad un albero, fu miracolosamente liberato dagli angeli.
In difesa delle cose sacre che non venissero disprezzate fu nuovamente condannato a morte ma tuttavia non fu martire e difese valorosamente fino alla fine la fede cattolica e pieno di meriti morì come confessore.
L'Ordine lo festeggia l'1 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ferdinando Vieto de Valera, pregate per noi.  

*Santi Giovanni e Giacomo - Martiri (1 novembre)
I Santi martiri Giovanni, vescovo, e Giacomo, presbitero, sotto il re Sapore II di Persia vennero gettati in carcere, consumando il loro martirio dopo un anno, per decapitazione.
Le loro icone sono distinguibili in quanto solo uno dei due veste le insegne episcopali.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Giovanni e Giacomo, pregate per noi.

*San Girolamo Hermosilla, Valentino Berrio Ochoa e Pietro Almato Ribeira - Martire  (1 novembre)
Schede dei gruppi a cui appartengono:
“Santi Andrea Dung Lac e Pietro Truong Van Thi Sacerdoti e martiri”
“Santi Martiri Vietnamiti” (Andrea Dung Lac e 116 compagni)

1800 - 1861

Emblema:
Bastone pastorale, Palma
Martirologio Romano: Nella città di H?i Duong nel Tonchino, ora Viet Nam, Santi martiri Girolamo Hermosilla e Valentino Berrio Ochoa, vescovi, e Pietro Almató Ribeira, sacerdote, dell’Ordine dei Predicatori, decapitati per ordine dell’imperatore T? Ð?c.

Girolamo Hermosilla

Nato a Santo Domingo de la Calzada in Spagna, a quindici anni entrò nel convento domenicano di Valenza.
Nel 1828 salpò da Cadice per Manila e il 15 maggio dell'anno successivo arrivò nel Vietnam.
Iniziò subito il suo difficile apostolato che si protrasse per più di 32 anni, in mezzo a stenti,
fatiche e persecuzioni, cambiando spesso nome e residenza per non essere scoperto.
Nel 1832 iniziò una violenta persecuzione anticristiana che durò 30 anni.
Nel 1841 fu consacrato vescovo del Vietnam Orientale.
Il 20 ottobre 1861 fu catturato insieme con il giovane catechista e suo fedelissimo segretario Giuseppe Khang.
I mandarini cercarono inutilmente di fargli calpestare il Crocifisso, posto a terra all'ingresso della città, e allora lo rinchiusero in una piccola gabbia, dove era costretto a stare seduto o ricurvo.
Il 1° novembre 1861 fu decapitato con i confratelli Valentino Berrio-Ochoa e Pietro Almatò.
Girolamo Hermosilla.
Nato a S. Domingo de la Calzada in Spagna, a quindici anni entrò nel convento domenicano di Valenza. Nel 1828 salpò da Cadice per Manila e il 15 maggio dell'anno successivo arrivò nel Vietnam. Iniziò subito il suo difficile apostolato che si protrasse per più di 32 anni, in mezzo a stenti, fatiche e persecuzioni, cambiando spesso nome e residenza per non essere scoperto. Nel 1832 iniziò una violenta persecuzione anticristiana che durò 30 anni.
Nel 1841 fu consacrato vescovo del Vietnam Orientale.
Il 20 ottobre 1861 fu catturato insieme con il giovane catechista e suo fedelissimo segretario Giuseppe Khang. I mandarini cercarono inutilmente di fargli calpestare il Crocifisso, posto a terra all'ingresso della città, e allora lo rinchiusero in una piccola gabbia, dove era costretto a stare seduto o ricurvo. Il 1° novembre 1861 fu decapitato con i confratelli Valentino Berrio-Ochoa e Pietro Almatò.
Valentino Berrio Ochoa
Nato ad Ellorio, nella diocesi spagnola di Vitoria, entrato nell'Ordine Domenicano, ben presto chiese di essere inviato in missione. Fu prima nelle Filippine, e poi nel 1858 in Vietnam come vescovo e vicario apostolico del Tonchino centrale. Venne arrestato il 20 ottobre 1861 e il 1° novembre fu decapitato insieme al confratello s. Girolamo Hermosilla. Il suo corpo è venerato nella sua città natale. Canonizzato il 19 giugno 1988.
(Fonte: Convento San Domenico, Bologna)
Giaculatoria - San Girolamo - Valentino e Pietro, pregate per noi.  

*San Giuliano da Terracina - Martire (1 novembre)

Santi Cesario e Giuliano, martiri di Terracina.

Sono commemorati il 10 novembre, con un elogio tratto dalla passio favolosa, nel Martirologio Romano e nel Geronimiano. In quest'ultimo, poi, il solo Cesario è ricordato il 21 aprile, ma si tratta probabilmente, secondo l'opinione del Duchesne, dell'anniversario della dedicazione di un oratorio in onore del martire, costruito a Roma sul Palatino, la cui esistenza è già attestata al tempo di s. Gregorio Magno.
Il vero dies natalis, però, è il 1° novembre, poiché in questo giorno la festa di Cesario è ricordata anche dai Sacramentari Gregoriano e Gelasiano di San Gallo. Presso i greci, invece, i due santi sono commemorati il 7 ottobre.
La loro passio ci è pervenuta in quattro redazioni, la più antica delle quali può risalire al sec. V o al VI, ma che appartiene al genere delle leggende epiche, senza alcun valore storico, e nella quale sono raggruppati alcuni santi che niente altro hanno in comune se non la vicinanza cronologica della commemorazione nel martirologi.
Infatti, l'unico autentico martire di Terracina è il solo Cesario, poiché sia Giuliano, sia gli altri personaggi ivi ricordati appartengono ad altre Chiese e sono sconosciuti alle più antiche fonti agiografiche locali. Cesario peri certamente durante il periodo delle persecuzioni, ma di lui niente si conosce di sicuro.
Il suo culto era, però, molto diffuso e fiorente nell'antichità infatti fu venerato a Roma fin dal sec. V proprio nel luogo più importante della città, il Palatino, come attesta il Liber Pontificalis e in
seguito gli furono dedicate anche altre chiese e monasteri. Sul suo sepolcro, poi, posto lungo la via Appia, fu eretta una basilica alla quale il papa Leone IV (847-55 offrì dei doni.
Secondo la passio, Cesario era diacono e africano. Venendo a Terracina, al tempo dell'imperatore Claudio, si imbatte in un giovane di nome Luciano, destinato a essere sacrificato agli dei per la festa del primo gennaio.
Cesario protesta per questa barbarie presso il sacerdote pagano Firmino, incaricato del sacrificio umano, che per tutta risposta lo fa arrestare. Condotto al tribunale del consolare Leonzio, Cesario è obbligato a sacrificare ad Apollo, ma, mentre viene condotto al tempio, questo crolla travolgendo Firmino.
Cesario è allora rinchiuso in carcere e dopo un mese è condotto al Foro per essere giudicato; improvvisamente il consolare Leonzio si converte e dopo aver ricevuto i Sacramenti dal presbitero Giuliano, muore. Subentra allora un certo Lussurio, primo cittadino del luogo, che condanna Cesario e Giuliano a essere gettati in mare dentro un sacco. I corpi dei due martiri ritornano sulla spiaggia e sono sepolti dal monaco Eusebio.
Questi poi rimane a pregare presso la loro tomba, dove accorrono molti che si convertono e sono battezzati dal presbitero Felice. Ma Eusebio e Felice sono arrestati da Leonzio, figlio del consolare convertito, che li fa decapitare e gettare in un fiume.
I loro corpi sono raccolti e sepolti presso la tomba di Cesario dal presbitero Quarto da Capua che casualmente passava di là.
Oltre che come protagonista di questa passio, Cesario appare anche in quella dei ss. Nereo e Achilleo, poiché avrebbe curato la sepoltura delle vergini Teodora ed Eufrosina, amiche di Domitilla, morte a Terracina.

Autore: Agostino Amore

Giaculatoria - San Giuliano da Terracina, pregate per noi.  

*San Licinio di Angers - Vescovo (1 novembre)
Martirologio Romano: Ad Angers in Neustria, sempre in Francia, San Licinio, vescovo, al quale il Papa San Gregorio Magno raccomandò alcuni monaci diretti in Inghilterra.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Licinio di Angers, pregate per noi.

*Santa Lumbrosa - Vergine e Martire (1 novembre)

† 830
Santa Lumbrosa di Cea in León nella provincia autonoma di Castiglia, secondo la tradizione è stata martirizzata dai musulmani, nell’anno 830, epoca in cui Almansur distrusse il monastero di San Facundo.
Su Santa Lumbrosa non sappiamo nulla. Si conserva solo il suo sepolcro, in marmo, nella cappella di San Mancio, nella chiesa del monastero di San Facundo che si trova nella città di Sahagún.
Nel corso dei secoli era molto viva la venerazione per questa martire tanto che la popolazione aveva praticato un foro nel suo sarcofago per trafugarne le reliquie, e nel XVII secolo era rimasta solo la testa della martire.
La sua festa era celebrata nel giorno 1 novembre, ed era ricordata solo nel Martirologio Hispanicum di Tamayo de Salazar.
(Autore: Mauro Bonato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Santa Lumbrosa, pregate per noi.

*San Magno de’ Trincheri - Vescovo di Milano (1 novembre)

VI secolo
San Magno, appartenente alla famiglia dei Trincheri, fu il 25° arcivescovo di Milano, successore di Eustorgio II.
Il suo episcopato si colloca tra il 518 ed il 530.
I suoi resti riposano nella basilica di Sant' Eustorgio in Milano.
A Legnano gli fu stata dedicata una basilica, eretta nel Cinquecento al centro della città, che ne custodisce una reliquia.
San Magno è tuttora il nome della Contrada del centro cittadino, che ogni anno partecipa al Palio delle Contrade.
Patronato: Legnano (MI)
Emblema: Mitra, Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Milano, San Magno, vescovo.
Magno fu il 25° Vescovo di Milano, che successe a Eustorgio II e condivise con lui la nota della santità.
Milanese probabilmente di origine, San Magno visse la sua esistenza in un’epoca di profonde trasformazioni sociali e culturali che hanno accompagnato il declino dell’antica civiltà romana e l’irrompere sulla scena europea di nuove popolazioni.
Gli antichi cataloghi dei Vescovi di Milano gli attribuiscono trent’anni di episcopato, che il Savio più giustamente riduce a dieci, dal 518 al 528. Iniziò il suo ministero nel favore del re dei Goti Teodorico, quantunque costui fosse ariano. Si adoperò tutto nell’apostolato di far conoscere il Vangelo di Gesù e di farlo amare.
Nella iscrizione posta sulla sua tomba il Vescovo Magno è lodato per la sua carità. Offrì la sua
mano ai deboli, fu pronto a vestire gli ignudi e a liberare i prigionieri che le ricorrenti guerre moltiplicavano tra i diversi eserciti in lotta. Per virtù, per lo zelo pastorale, per gli alti meriti fu Magno, cioè grande non solo di nome ma per esemplarità di vita, luce e immagine di Dio per i credenti e gli uomini del suo tempo.
Sempre uguale sia nelle prospere che nelle avverse fortune, non si esaltò come non si lasciò abbattere, avendo Dio come unica e certa speranza. Pare infatti che Teodorico, mentre agli inizi gli fu amico e lo favorì nella sua opera di evangelizzazione, accecato dal cattivo spirito dell’eresia ariana, divenne il suo persecutore, come lo era già stato del venerabile filosofo Boezio, del pio Simmaco a Ravenna e dello stesso Papa Giovanni I.
Morì verso il 530 e fu sepolto nella Basilica di S. Eustorgio in Milano. Leone da Perego nel 1249, che con Legnano ebbe significativi rapporti, ne collocò la salma a fianco del corpo di S. Eustorgio. Il suo nome venne onorato di altari e chiese, prime fra tutte per valore artistico la Basilica Prepositurale di Legnano, costruita sopra le rovine dell’antica chiesa medievale dedicata al Santo Salvatore.
La festa liturgica, celebrata fino al Settecento il 19 agosto, fu trasportata al 1° novembre, in continuità con la festa di Tutti i Santi.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Magno de’ Trincheri, pregate per noi.

*San Marcello di Parigi - Vescovo (1 novembre)

+ Parigi, 1 novembre 410 circa
Martirologio Romano:
A Parigi sempre in Francia, San Marcello, vescovo.
San Marcello fu vescovo di Parigi a cavallo tra il IV ed il V secolo. Venanzio Fortunato, suo biografo verso la fine del VI secolo, redasse una Vita che però consiste piuttosto in una raccolta di miracoli attribuiti al Santo.
Marcello nacque nell’odierna capitale francese in umili condizioni.
Si dedicò così assiduamente alla preghiera ed alla pratica delle virtù, da rendersi “libero dal mondo e dalla carne”.
Di carattere serio ed impegnato nello studio della teologia, attirò l’attenzione di Prudenzio, vescovo parigino, che gli conferì il lettorato, secondo tra gli ordini minori tradizionali, e lo nominò suo arcidiacono.
Rimasta vacante per la sua morte la sede episcopale, Marcello venne acclamato suo successore.
Nel suo nuovo incarico difese il popolo dai barbari e gli venero attribuiti miracoli sorprendenti, tra i quali la vittoria contro un misterioso dragone.
Ma questa potrebbe essere non altro che una sorta di metafora scaturita da leggende popolari, volta a mascherare un qualche nemico della Chiesa del tempo.
Marcello morì infine il 1° novembre di un anno imprecisato, forse il 410.
Ricevette sepoltura in una catacomba a lui intitolata, sulla riva sinistra della Senna, sita nell’odierno sobborgo parigino di Saint-Marceau.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marcello di Parigi, pregate per noi.

*San Maturino - Sacerdote (1 novembre)
IV secolo
Martirologio Romano:
A Larchant nella regione del Gâtinais in Francia, San Maturino, sacerdote.
Assolutamente nulla di certo ci è stato tramandato circa l’esistenza di San Maturino. Secondo fonti leggendarie, egli era figlio di genitori pagani e crebbe a Larchant, nei pressi di Sens, nel nord della Francia.
Nonostante il padre fosse apertamente anticristiano, Maturino si sentì attratto dal Vangelo ed
all’età di dodici anni ricevette il battesimo.
Ciò colpì assai i suoi genitori, che infine si convertirono anch’essi.
Appena ventenne Maturino ricevette l’ordine del presbiterato e fu talmente stimato dal suo vescovo che, quando questi dovette partire per Roma, gli affidò il governo della diocesi.
Predicò allora il Vangelo a Gatinais, ove convertì parecchie persone. Possedendo lo straordinario potere di allontanare i demoni, si recò a Roma per aiutare una giovane nobildonna colpita da uno spirito maligno e si diffuse così la sua fama di esorcista.
La morte lo rapì proprio nella Città Eterna e le sue spoglie furono portate a Sens ed in seguito a Larchant.
Andaro purtroppo poi disperse, distrutte dagli ugonotti.
Il Santo è particolarmente invocato contro le ossessioni e la pazzia, nonché quale protettore dei lunatici e degli idraulici.
Il suo nome è rievocato dai frati trinitari, conosciuti in Francia come “maturini”, in relazione alla chiesa parigina di San Maturino loro affidata dal 1228.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Maturino, pregate per noi.  

*San Nuno Alvares Pereira - Fondatore della Casa di Braganza, Carmelitano (1 novembre)
Cernache do Bonjardim, Portogallo, 24 luglio 1360 - Lisbona, Portogallo, 1 aprile 1431
Nuno Alvares Pereira, fondatore della casa di Braganza, nacque in Cernache do Bonjardim (Portogallo) il 24 giugno 1360.
Connestabile del Regno di Portogallo, fu condottiero invincibile delle armate militari nella guerra d'indipendenza. Le gesta di questo eroe nazionale vennero cantate da L. Camoes nei Lusiadas.
Quando morì sua moglie, entrò nel 1423 a Lisbona nel convento da lui fondato per l'Ordine dei Carmelitani. Volle essere un semplice "donato" e prese il nome di fra Nuno di Santa Maria.
Morì nello stesso convento la Domenica di Risurrezione del 1431 (1 aprile), avendo dato a tutti durante la sua vita un esempio di preghiera, penitenza, amore verso i poveri e devozione filiale alla Madonna.
Il suo culto fu approvato nel 1918. Benedetto XVI lo ha canonizzato il 26 aprile 2009.
Martirologio Romano: A Lisbona in Portogallo, Beato Nonio Álvarez Pereira, che fu dapprima comandante generale delle forze armate del regno e poi, accolto come oblato nell’Ordine dei Carmelitani, condusse vita povera e nascosta in Cristo.
Tutte le nazioni europee annoverano tra i Santi più venerati almeno un eroe nazionale o un sovrano. Emblematici sono i casi dell'eroina francese Santa Giovanna d'Arco, del sovrano bulgaro San Boris Michele I, del romeno Santo Stefan cel Mare, dello spagnolo Sant’Ermenegildo, del norvegese Sant’Olav II, del russo San Vladimiro di Kiev, del serbo San Simeone Stefano Nemanja, dello svedese Sant’Erik IX, della georgiana Santa Tamara, dell’armeno San Tiridate III, dell’inglese Sant’Etelberto del Kent, ma questi sono solo due fra molteplici esempi simili.
Il caso assolutamente meno noto a livello continentale è quello del fondatore della Real Casa di Braganza, che regnò sul Portogallo e sul Brasile.
Si tratta del Beato Nuno Alvares Pereira, la cui vicenda terrena è oggetto di trattazione nella “Cronica do Condestavel”, un classico della letteratura portoghese risalente al XVI secolo.
Nacque a Cernache do Bonjardim, nei pressi di Lisbona, il 24 giugno 1360 da don Alvaro Goncalves de Pereira, il quale ricopriva il ruolo di grande maestro di uno dei rami dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme.
All'età di tredici anni si trasferì alla corte del re Ferdinando del Portogallo per avviarsi alla carriera militare.
Sin da piccolo aveva apprezzato le leggende di re Artù e come Galahad desiderava restare celibe e porsi al servizio del proprio sovrano.
Sposò poi invece, a diciassette anni, Leonora de Alvim, da cui ebbe tre figli. Ne rimase vedovo nel 1387.
Appena ventitreenne fu designato quale generale al comando delle forze armate portoghesi e l'investitura avvenne per mano del grande maestro dei Cavalieri di Aviz, che dopo due anni acese al trono con il nome di Giovanni I.
Godendo di universale rispetto, accompagnò alla vittoria i suoi uomini nella battaglia di Atoleiros combattuta contro l'esercito della Pastiglia.
In tal modo il Portogallo ottenne definitivamente l'indipendenza dagli altri regni della penisola iberica.
Nel 1422 avvenne quel grande colpo di scena che lasciò stupita l'intera corte: Nuno fondò un nuovo convento carmelitano a Lisbona e vi si ritirò per il resto dei suoi giorni come fratello laico, assumendo il nome di Nuno de Santa Maria.
Il 1° aprile 1431, domenica di Pasqua, mentre era intento a leggere la Passione secondo Giovanni ed aveva appena letto il passo “Ecco tua madre!”, spirò.
Tutta la corte intervenne alle solenni esequie ed alla sepoltura nel convento carmelitano di Lisbona di colui che già era acclamato dal popolo santo ed eroe nazionale.
Inoltre, poiché sua figlia Beatrice era andata in sposa al duca di Braganca Alfonso, figlio primogenito del re Joao I, Nuno è a tutti gli effetti considerato il fondatore di questo casato che regnò sul Portogallo sino al 1910 con Emanuele II.
Il Papa Benedetto XV decise di confermare ufficialmente il culto tributato a Nuno Alvares Pereira, riconoscendogli il titolo di “beato” in data 23 gennaio 1918.
Il sommo pontefice Pio XII pensò poi di riavviare la causa di canonizzazione il 28 Maggio 1941 e, in seguito ad un avvenuto miracolo utile a tal scopo, il 13 luglio 2003 fu aperto il processo diocesano
per esaminare la condotta di santità del Beato Nuno e dimostrarne le virtù eroiche, attraverso dichiarazioni di santità e raccolta di tutti i documenti che abbiano qualche relazione con la causa.
Papa Benedetto XVI lo ha infine canonizzato il 26 aprile 2009.
La data di culto è collocata al 1 novembre. Nel Portogallo, invece, viene festeggiato il 6 novembre.
Preghiera
Signore Dio nostro,
che ispirasti il Beato Nuno ad abbandonare la violenza delle armi
e ad abbracciare la vita religiosa nell'Ordine di Maria,
concedici, per sua intercessione,
la grazia dell'abnegazione evangelica
per porci con tutto il cuore al tuo servizio.
Amen.  
(Autore: Fabio Arduino  - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Nuno Alvares Pereira, pregate per noi.

*San Pietro Almato Ribeira - Sacerdote e Martire (1 novembre)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
Santi Martiri Vietnamiti (Andrea Dung Lac e 116 compagni)

Martirologio Romano: Memoria dei Santi Andrea Dung Lac, Sacerdote, e Compagni, Martiri.
Con un’unica celebrazione si onorano centodiciassette martiri di varie regioni del Viet Nam, tra i quali otto vescovi, moltissimi sacerdoti e un gran numero di fedeli laici di entrambi i sessi e di ogni condizione ed età, che preferirono tutti patire l’esilio, il carcere, le torture e l’estremo supplizio piuttosto che recare oltraggio alla croce e rinnegare la fede cristiana.
La storia del cattolicesimo in Vietnam, iniziò nel secolo XVI con padre Alessandro de Rhodes, missionario francese, considerato il primo apostolo di questa giovane Chiesa asiatica, allora divisa un tre distinte regioni: Tonchino, Annam e Cocincina.
Ma dal 1645 quando padre de Rhodes fu espulso, ci fu tutto un sopravvenire di persecuzioni, alternate da periodi di pace, in cui i missionari di varie Congregazioni si stabilizzavano nelle regioni, rincuorando i fedeli e soprattutto istituendo le "Case di Dio" per la formazione del clero locale e dei catechisti.
Dal 1645 al 1886, si ebbero ben 53 editti contro i cristiani con la morte di circa 113.000 fedeli.
Durante il regno di Minh-Manh (re dal 1821), la persecuzione divenne spietata, condannando a morte anche chi osava solo nascondere i cristiani; altro re particolarmente contrario fu Tuc-Dúc che regnò dal 1847 al 1883, il quale profondamente avverso alla politica coloniale francese, odiava tutto ciò che fosse europeo, non distinguendo la politica dalla religione; stabilì che chi collaborava alla cattura di un missionario riceveva 300 once d’argento, mentre il missionario, dopo avergli spaccato il cranio, doveva essere gettato nel fiume.
I sacerdoti locali ed i catechisti stranieri venivano sgozzati, mentre ai catechisti locali veniva impressa sulla guancia la scritta “Ta dao” che significa “falsa religione”, additandoli così al pubblico disprezzo; i semplici fedeli cristiani potevano aver salva la vita se calpestavano la croce davanti al giudice.
Inoltre davanti alla fermezza nella fede dei cristiani, ne ordinò la dispersione, separando i mariti dalle mogli ed i figli dai genitori, esiliandoli in regioni lontane in mezzo ai pagani, confiscando tutti i loro beni.
Di questa miriade di martiri, eroi della fede, la Chiesa ne ha beatificati un certo numero negli anni: 1900 da Leone XIII, 1906 e 1909 da Pio X, 1951 da Pio XII; di questi 117 sono stati proclamati santi da papa Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988, così suddivisi: 8 vescovi, 50 sacerdoti, 59 laici; 96 sono vietnamiti, 11 spagnoli, 10 francesi; fra i laici vi sono 16 catechisti, una mamma, 4 medici, 6 militari, molti padri di famiglia.
Il capolista dei 117 martiri è Andrea Dung-Lac prima catechista e poi sacerdote vietnamita. Nacque nel 1795 da genitori pagani ma così poveri che se ne disfecero volentieri vendendolo ad un catechista, visse alla missione di Vinh-Tri, dove fu battezzato, istruito e diventando anche catechista; continuò gli studi teologici e il 15 marzo 1823 fu consacrato sacerdote, nominato parroco in varie zone, alla fine fu arrestato più volte durante la persecuzione del re Minh-Manh, ogni volta fu riscattato presso i mandarini, dai cristiani locali, continuando, pericolosamente per lui, l’apostolato fra i fedeli e amministrando i sacramenti.
Arrestato ancora una volta il 10 novembre 1839 dal sindaco di Ké-Song, fu rilasciato dietro il pagamento di 200 pezze d’argento raccolte fra i cristiani, ma mentre attraversava il fiume in barca per allontanarsi, ebbe delle difficoltà per cui fu aiutato a scendere a terra sull’altra sponda; chi l’aiutò era il segretario del prefetto che riconosciutolo esclamò: “Ho preso un maestro di religione!”.
Condotto nella prigione di Hanoi il 16 novembre 1839, fu sottoposto a snervanti interrogatori e invitato più volte ad apostatare e calpestare la croce, ma essendo restato fermo nella sua fede venne condannato alla decapitazione, sentenza eseguita il 21 dicembre 1839.
È stato posto come capolista nel calendario liturgico, sia per il culto che gode nel suo Paese, sia per l’esempio luminoso dato durante la sua vita. Gli altri 116 santi martiri nel Tonchino (Vietnam) hanno ognuno una storia edificante del loro martirio, compiutasi in luoghi e date diverse, ma accomunati nella gloria dei santi. Non è possibile in questo spazio elencarli tutti, riporto solo i nomi degli otto vescovi: Geronimo Hermosilla, Valentino Berrio-Ochoa, Domenico Henares, Ignazio Delgado Cebrián, Giuseppe Maria Diaz Sanjurjo, Melchiorre Garcia Sampredo Suárez, tutti domenicani e Pietro Rosa Orsola Borie, Stefano Teodoro Cuenot delle Missioni Estere di Parigi.
Si riportano di seguito i nomi dei 117 santi martiri, prima i vescovi, seguono i sacerdoti e poi i laici tonchinesi o vietnamiti.
Vescovi:
Domenico Henares, Ignazio Delgado Cebrián, Giuseppe Maria Diaz Sanjurjo, Melchiorre García Sampredo Suarez, Hieronymo Hermosilla, Valentino Berrio-Ochoa, tutti domenicani e Stefano Teodoro Cuenot, Pietro Rosa Ursula Borie, delle Missioni Estere di Parigi.
Sacerdoti domenicani:
Francesco Gil de Federich, Matteo Alonso Leciniana, Giacinto Castañeda, Vincenzo Lê Quang Liêm, Vincenzo Do Yen, Giuseppe Fernandez, Domenico Nguyen Van Hanh, Pietro Nguyen Van Tu,
Domenico Tuóc, Tommaso Dinh Viet Du, Domenico Nguyen Van Xuyen, Giuseppe Do Quang Hien, Domenico Trach, Domenico Mau,  Giuseppe Tuan, Pietro Almato Ribera.
Sacerdoti Terziari domenicani:
Domenico Cam, Tommaso Khuong.
Sacerdoti delle Missioni Estere di Parigi:
Francesco Isidoro Gagelin, Giuseppe Marchand, Giovanni Carlo Cornay, Francesco Jaccard, Jean-Louis Bonnard, Pietro Francesco Néron, Teofano Vénard.
Sacerdoti diocesani tonchinesi:
Andrea Dung Lac, Emanuele Nguyen Van Trié, Giovanni Dat, Pietro Le Tuy, Pietro Nguyen Bá Tuan, Bernardo Vu Van Due, Giacomo Do Mai Nam, Giuseppe Dang Dinh Vien, Vincenzo Nguyen Thé Diem, Pietro Vo Dang Khoa, Pietro Truong Van Thi, Paolo Pham Khac Khoan, Luca Vu Ba Loan, Paolo Nguyen Ngan, Giuseppe Nguyen Din Nghi, Martino Ta Duc Thinh, Poeto Khanh, Filippo Phan Van Minh, Lorenzo Nguyen Van Huong, Paolo Lé Bao Tinh, Paolo Lé Van Loc, Pietro Doan Cong Quy, Pietro Nguyen Van Luu, Giovanni Doan Trinh Hoan.
Laici cristiani vietnamiti:
Tommaso Tran Van Thién, Emanuele Le Van Phung e altri 57 martiri, dei quali 10 erano terziari domenicani.
La comune festa liturgica dei 117 martiri del Tonchino (Vietnam), fu fissata al 24 novembre, con memoria singola per alcuni di essi, specie per quelli appartenenti a Congregazioni Missionarie.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Pietro Almato Ribeira, pregate per noi.

*Beati Pietro Paolo Navarro, Dionigi Fujishima, Pietro Onizuka Sandayu e Clemente Kyuemon - Martiri  (1 novembre)
Martirologio Romano: A Shimabara in Giappone, Beati Pietro Paolo Navarro, sacerdote, Dionigi Fujishima e Pietro Onizuka Sandayu, religiosi, della Compagnia di Gesù, e Clemente Kyuemon, martiri, messi al rogo in odio alla fede cristiana.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Pietro Paolo Navarro, Dionigi Fujishima, Pietro Onizuka Sandayu e Clemente Kyuemon, pregate per noi.

*San Profuturo di Pavia - Vescovo e Confessore (1 novembre)
San Profuturo è il quarto vescovo di Pavia.
Nella cronotassi della diocesi, figura dopo Sant’Invenzio, deceduto nel 397 e prima di Obediano.
Il suo nome compare in un catalogo di vescovi pavesi, scoperto “ex vetere libello” ed inserito in un registro del capitolo della cattedrale dal canonico Alessio Beretta nel quindicesimo secolo, che lo riteneva attendibile e derivante dagli antichi dittici.
Si pensa che sia stato consacrato vescovo da Sant’Ambrogio nel febbraio 397 e governò la diocesi fino agli inizi del V secolo.
La durata del suo episcopato sarebbe stata breve, circa cinque anni. E’ ricordato anche come confessore
Il suo culto ha valenza solo locale. Viene festeggiato il giorno 1 novembre.
(Autore: Mauro Bonato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Profuturo di Pavia, pregate per noi.

*Beato Raimondo de Cayuela - Mercedario (1 novembre)
Religioso del convento mercedario di Santa Maria in Cazorla presso Toledo (Spagna),
il Beato Raimondo de Cayuela, fu insigne per la vita e le virtù.
Onorando l'Ordine morì santamente raggiungendo le delizie eterne del paradiso.
L'Ordine lo festeggia l'1 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Raimondo de Cayuela, pregate per noi.

*Beato Raniero da Borgo Sansepolcro - Francescano  (1 novembre)
Martirologio Romano: A Borgo Sansepolcro in Umbria, Beato Raniero d’Arezzo, religioso dell’Ordine dei Minori, che rifulse per umiltà, povertà e pazienza.
Non si conosce la data di nascita di questo frate laico francescano, morto a Sansepolcro, sua città natale, il 1° novembre 1304 e da subito venerato come Santo dal popolo.
Trascorse la sua vita nel compimento delle umili mansioni di portinaio e questuante, entrando così, vero poveri fra i poveri, a contatto con la gente umile e semplice del popolo e con tutti quei bisognosi che alla porta del convento trovavano un po’ di cibo.
Sorella morte lo colse in cantina, dove stava compiendo il suo servizio per la mensa dei confratelli.
A pochi giorni dalla morte il comune, che aveva provveduto a fare imbalsamare il corpo e a raccogliere le testimonianze dei miracoli attribuiti al beato, fece erigere un altare monumentale in onore di Ranieri.
Sull’altare, tuttora esistente nella chiesa di San Francesco, si legge: "Nell’anno del Signore 1304, nella festa di tutti i santi, il Santo Ranieri migrò al Signore. In quell’anno il comune del Borgo fece fare quest’altare per onore di Dio e per la magnificenza di detto Santo.
Amen" (originale in latino). Fra i miracoli attribuiti a Ranieri dopo la sua morte anche la resurrezione di due bambini, per cui il beato è oggi invocato dalle partorienti.
Il culto tributato al Beato Ranieri fu riconosciuto da Papa Pio VII nel 1802.
La memoria liturgica ricorre il 31 ottobre. La data di celebrazione era del 1° novembre, ma la festa è stata anticipata al 31 ottobre a motivo della coincidenza con la solennità di Tutti i Santi.
Il corpo del Beato è conservato nella cripta della chiesa di San Francesco in Sansepolcro.
(Autore: Andrea Czortek - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Raniero da Borgo Sansepolcro, pregate per noi.  

*San Romolo - Sacerdote e abate (1 novembre)

Martirologio Romano: Nel territorio di Bourges in Aquitania, San Romolo, sacerdote e abate.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Romolo, pregate per noi.

*Beato Ruperto Mayer - Martire (1 novembre)

Stoccarda (Germania), 23 gennaio 1876 - Monaco di Baviera, 1 novembre 1945
Nella solennità di Tutti i Santi si ricorda anche il martire Rupert Mayer.
Nato a Stoccarda nel 1876, nel 1900 entrò, già prete, nella Compagnia di Gesù.
Animò missioni popolari, fu cappellano tra gli immigrati e i militari. Nella Grande Guerra gli venne amputata una gamba.
Fin dal 1923 affermò pubblicamente che un cattolico non poteva aderire al nazismo.
Più volte incarcerato, nel 1939 fu internato nel lager di Sachsenhausen.
I nazisti, temendo che da morto divenisse un esempio, lo rinchiusero nell'abbazia di Ettal.
Nel 1945 morì d'improvviso, a Monaco, mentre predicava. È beato dal 1987. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Monaco di Baviera in Germania, Beato Ruperto Mayer, sacerdote della Compagnia di Gesù, che, solerte nella direzione dei fedeli, nell’assistenza ai poveri e agli operai e nella predicazione della parola di Dio, subì le persecuzioni dell’empio regime nazista, dapprima deportato in un campo di prigionia e poi in un monastero senza più alcun contatto con i fedeli.
Ha perduto la gamba sinistra nella prima guerra mondiale, sul fronte di Romania, dov’è andato volontario per l’assistenza spirituale ai combattenti.
Era già sacerdote dal 1899, nella Compagnia di Gesù, che lo aveva accolto dopo la licenza liceale conseguita a Stoccarda, e che poi gli aveva affidato la formazione dei giovani a Monaco di Baviera.
E a Monaco ritorna padre Rupert dopo la guerra: insegna, predica, guida i giovani delle “Congregazioni mariane” e si trova pure a rivivere momenti di guerra: dopo la sconfitta della
Germania, nel 1918-1919, Monaco diventa capitale di una convulsa “repubblica bavarese” d’ispirazione comunista e di breve durata.
Nel 1923 è scossa da un fallito colpo di Stato, promosso dal quasi ignoto agitatore austriaco Adolf Hitler.
Padre Rupert insegna, parla in chiesa e fuori, tra amici e avversari, divulgando i principi sociali cristiani, e spingendo perché fossero applicati subito, nella boccheggiante Germania.
Nel 1933, dieci anni dopo il suo fallimento a Monaco, Hitler va al potere a Berlino, e alla svelta instaura un regime che spoglia i tedeschi di ogni libertà: consenso o silenzio.
Sono sempre meno quelli che rifiutano l’uno e l’altro, che continuano a parlare.
E tra essi c’è padre Rupert, il gesuita con una gamba sola.
Incontra persone e gruppi, sforzandosi di orientarli; chiarisce l’inconciliabilità tra fede cristiana e ideologia nazista.
La sua opera appassionata trova sostegno nell’energico intervento di Papa Pio XI, che nella primavera del 1937 fa lavorare anche di notte i cardinali Pacelli e Faulhaber, per stendere in tedesco la famosa enciclica Mit brennender Sorge (“Con cocente dolore”) contro il neopaganesimo e il razzismo hitleriani.
Ma nello stesso 1937 padre Rupert finisce in carcere.
Non parlerà più, chiuso nel lager di Sachsenhausen-Oranienburg, presso Berlino, fino al 1940.
Questi anni fiaccano il suo organismo mutilato, e allora lo si confina nell’abbazia benedettina di Ettal, dove sarà liberato nel 1945 dagli americani.
Padre Rupert torna libero senza rancori.
Gli basta aver saputo parlare, finché poteva, la lingua cristiana, esponendo la verità cristiana "a tempo e fuor di tempo", nello stile di Paolo apostolo, contro le “favole” sinistre che parevano incantare le masse.
Ma il suo fisico non regge più.
Tornato a Monaco, la morte lo coglie sul campo: in chiesa, mentre predica.
E a Monaco rimane il suo corpo, nella cripta della chiesa della Congregazione mariana chiamata Bürgersaal.
Giovanni Paolo II lo proclama Beato nel 1987.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ruperto Mayer, pregate per noi.

*San Severino di Tivoli - Monaco (1 novembre)

Martirologio Romano: A Tivoli nel Lazio, San Severino, monaco.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Severino di Tivoli, pregate per noi.

*Beato Teodoro Giorgio Romza - Vescovo e Martire  (1 novembre)
Velikij Bickiv (Ucraina), 14 aprile 1911 - Mukacevo, 27 ottobre 1947
Nel giorno in cui la Chiesa addita alla nostra contemplazione la gloria di tutti i Santi che, in comunione con tutti noi sulla terra, nel Paradiso vivono già la beatitudine eterna, ricorre anche la festa liturgica dell’ucraino Teodoro Romza, uno dei martiri del Novecento beatificati da Giovanni Paolo II.
Era nato il 14 aprile 1911 nella regione dei Carpazi. Dopo gli studi a Roma fu ordinato sacerdote della comunità greco-cattolica nel 1936.
Rientrato nella sua diocesi di Mukacevo, ne divenne vescovo a soli trentatré anni. Visse il suo ministero coraggioso in anni difficilissimi, tra gli orrori della guerra prima e le minacce comuniste poi.
Il 27 ottobre 1947 fu autorizzato a recarsi in visita a una chiesa del suo distretto.
Ma in realtà si trattava di una trappola: la sua carrozza venne investita da un camion e i superstiti picchiati con spranghe di ferro.
Per essere sicuri di ucciderlo all’ospedale dove fu trasportato il vescovo Romza venne anche avvelenato.
Ma la coraggiosa testimonianza che aveva lasciato non morì: negli anni della persecuzione la comunità greco-cattolica ne tenne viva la memoria. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale, Palma
Martirologio Romano: Nella cittadina di Mukacevo in Ucraina, Beato Teodoro Giorgio Romzsa, vescovo e martire, che, in tempo di proibizione della fede, meritò di conseguire la palma della gloria per aver conservato la fedeltà alla Chiesa.
Vescovo di Mukacevo della Chiesa greco-cattolica ucraina, fu il più giovane vescovo della Chiesa Cattolica a soli 33 anni. Nacque il 14 aprile 1911 nella Regione Subcarpatica, liceale nel 1930, divenne poi allievo del Collegio Germanico-Ungarico di Roma, frequentando gli studi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, passando poi al ‘Russicum’ per prepararsi all’opera missionaria in Russia.
Nel 1936 fu ordinato sacerdote, nel 1937 rientrò nella diocesi di Mukacevo di cui nel 1944 ne divenne vescovo in piena guerra mondiale e con una situazione politica incerta.
Nell’ottobre del 1944, l’Armata Rossa entrò nella Regione Subcarpatica e la Diocesi con la guida del suo vescovo si trovò di fronte alla pretesa dei russi di appoggiare l’unione della Regione con
l’Ucraina Sovietica.
Richiamandosi al carattere apostolico della Chiesa, essa prese le distanze dalla proposta e questo fu interpretato come un’opposizione al potere dello Stato.
La repressione cominciò subito e dal 1944 il clero greco-cattolico fu perseguitato e imposto la consegna delle chiese alla Chiesa Ortodossa pravoslava, il regime inoltre impediva il funzionamento della diocesi di Mukacevo di cui Teodoro era vescovo.
Nel 1945 la Regione Subcarpatica fu annessa all’Ucraina e qui la persecuzione divenne più visibile, i conflitti con i pravoslavi divennero frequenti, mentre i fedeli greco-cattolici si schieravano coraggiosamente a difesa dei loro sacerdoti, il vescovo Teodoro indomito nei suoi principi era presente in ogni posto per confortare e sostenere clero e fedeli in questo periodo buio della storia della Chiesa greco-cattolica.
E quando nel 1946, dopo il consolidamento del potere sovietico nella Regione e dell’incorporazione delle diocesi greco-cattoliche della Galizia nel patriarcato ortodosso di Mosca, l’unica diocesi greco-cattolica che funzionasse nella Regione Subcarpatica era quella di Mukacevo.
Le autorità sovietiche erano ben consce della grande fede cattolica di questo popolo e della intrepida difesa del suo clero guidato dal giovane vescovo, pertanto non vollero usare la violenza per eliminarli e convogliarli forzatamente nella Chiesa Ortodossa fedele allo Stato.
Nel 1947, comunque a livello degli organi superiori dell’URSS fu decisa l’eliminazione del vescovo Teodoro Romza con morte violenta, Nikita Krusciov, allora capo del partito nell’Ucraina, ne ottenne l’autorizzazione da Stalin.
Quando il vescovo, che era controllato continuamente nei suoi spostamenti, chiese il permesso di recarsi presso una chiesa nel suo distretto, gli fu accordato, con lo scopo di approfittare dell’occasione per creare un incidente automobilistico in cui poteva perdere la vita.
Il 27 ottobre 1947, la carrozza a cavallo del vescovo e del suo seguito, fu investita da un camion pesante e gli attentatori con spranghe di ferro, cercarono di ammazzare i superstiti, ma la comparsa di un furgone postale li fece fuggire.
Ricoverati nell’ospedale di Mukacevo, ebbero subito la visita del generale Pavel Sudoplatov del Ministero della Sicurezza Statale, il quale con l’aiuto del medico primario e di un’infermiera fece somministrare al vescovo una dose del potente veleno kurare che provocò l’immediata morte; lo stesso generale lo raccontò nelle sue memorie.
La sua morte diede il coraggio a tutto il suo clero di opporsi alla distruzione della diocesi e ben 128 sacerdoti presero la via della prigionia e l’internamento in Siberia; la Chiesa greco-cattolica continuò nel nascondimento a vivere, in mezzo a continui controlli e persecuzioni, testimoniando la grande fede e il legame con la Sede Apostolica di Roma. Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 27 giugno 2001 durante il suo pellegrinaggio apostolico in Ucraina.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Teodoro Giorgio Romza, pregate per noi.

*San Valentino de Berrio Ochoa - Vescovo e Martire (1 novembre)

1827 - 1861
Schede dei gruppi a cui appartiene:
“Santi Andrea Dung Lac e Pietro Truong Van Thi - Sacerdoti e martiri”
“Santi Martiri Vietnamiti” (Andrea Dung Lac e 116 compagni)

Emblema: Bastone pastorale, Palma
Martirologio Romano: Nella città di H?i Duong nel Tonchino, ora Viet Nam, Santi martiri Girolamo Hermosilla e Valentino Berrio Ochoa, vescovi, e Pietro Almató Ribeira, sacerdote, dell’Ordine dei Predicatori, decapitati per ordine dell’imperatore T? Ð?c.
Nato ad Ellorio, nella diocesi spagnola di Vitoria, entrato nell'Ordine Domenicano, ben presto chiese di essere inviato in missione.
Fu prima nelle Filippine, e poi nel 1858 in Vietnam come vescovo e vicario apostolico del Tonchino centrale.
Venne arrestato il 20 ottobre 1861 e il 1° novembre fu decapitato insieme al confratello San Girolamo Hermosilla.
Il suo corpo è venerato nella sua città natale.
Canonizzato il 19 giugno 1988.
(Fonte: Convento San Domenico, Bologna)
Giaculatoria - San Valentino de Berrio Ochoa, pregate per noi.

*San Vigor - Vescovo (1 novembre)
+ 537 circa

Nacque nella regione dell'Artois, Francia settentrionale e visse, siamo nel VI secolo, durante la dominazione del re Childeberto I.
Sarebbe stato educato ad Arras da san Vedasto, maturando la vocazione al sacerdozio. Temendo la disapprovazione paterna, si rifugiò con un compagno nel villaggio di Ravière, nei pressi di Bayeux dove i due predicarono e istruirono la popolazione locale.
Ordinato sacerdote, allargò la sua predicazione e nel 513 fu nominato vescovo di Bayeux. Scoprendo che parecchi tra il popolo erano ancora pagani, distrusse l'idolo di pietra che veneravano su una collina e lo sostituì con una chiesa. Quel luogo fu ribattezzato «Collina dell'Unzione».
Vigor morì nel 537 circa e fu sepolto nel monastero di Saint-Vigor-le-Grand da lui fatto edificare nella zona. Anche in Inghilterra i normanni dedicarono chiese alla sua memoria. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Bayeux nella Gallia lugdunense, ora in Francia, San Vigore, vescovo, che fu discepolo di San Vedasto.
San Vigor nacque nell’Artois, nella Francia settentrionale, e visse durante il regno del sovrano franco Childeberto I, nel VI secolo. Secondo una breve Vita redatta in latino nell’VIII secolo, Vigor fu educato ad Arras da San Vedasto, maturando così la scelta del sacerdozio. Temendo la disapprovazione del padre alla sua scelta, si ispirò allora al concetto della "peregrinatio" monastica, a quel tempo assai popolare, e fuggì con un compagno nascondendosi nel villaggio di Ravière, nei pressi di Bayeux. Nonostante la loro condizione di clandestinità, i due predicavano ed istruivano la popolazione locale.
Ricevuta l’ordinazione presbiterale, Vigor ampliò enormemente la portata della sua attività e nel 513 divenne infine vescovo di Bayeux.
Scoprendo che parecchi tra il popolo ancora erano pagani, distrusse l’idolo di pietra che veneravano su una collina nei pressi della città e lo sostituì con una chiesa.
Tale luogo fu ribattezzato "Collina dell’Unzione". Il conte Bertulfo, assai adirato per l’accaduto, tentò di riappropriarsi del sito, ma cadde da cavallo rompendosi il collo e tale incidente fu interpretato quale intervento divino in difesa del luogo da poco consacrato.
Il Santo vescovo morì infine nel 537 circa e fu sepolto nel monastero di Saint-Vigor-le-Grand da lui fatto edificare nella zona. Successivamente le reliquie furono vendute clandestinamente all’abate di Saint-Riquier ed il suo successore curò la pubblicazione della Vita. Anche in Inghilterra i normanni dedicarono due o tre chiese alla sua memoria.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Vigor, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (1 novembre)
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San

Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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